Questo romanzo è un capolavoro.
Il libro
Per alcuni la vita è sogno. Lotto e Mathilde, il ragazzo d’oro e la principessa di ghiaccio, si conoscono alla fine dell’università e si sposano subito: giovani, bellissimi e innamorati, si avviano verso un destino di felicità. Lotto depone senza troppo dolore le ambizioni da attore per diventare celebre come autore teatrale, e Mathilde si rivela la moglie ideale, la musa silenziosa: lui ama le luci della ribalta e lei sceglie il riparo delle quinte, lui è fiducioso e aperto verso le persone e il futuro, lei è più oscura e sfuggente. Ventiquattro anni di matrimonio per una coppia perfetta, quella che vedono - o credono di vedere - tutti da fuori: ma basta cambiare punto di vista e la maschera cade. Il fato cala senza pietà; e Mathilde è la furia che libera un carico di rivelazioni. Con la sua scrittura intensa e luminosa Lauren Groff è riuscita a dare grande respiro narrativo a quella che si può leggere come una pièce teatrale, una tragedia animata da due personaggi folgoranti: perché ogni storia ha due facce, e la chiave di un matrimonio non è la verità, ma il segreto.
La mia lettura
Ho impiegato molto tempo prima di decidermi a leggere questo romanzo, ci pensavo e poi mi facevo distrarre da altro, che inutile perdita di tempo dico oggi! Fato e Furia si è rivelato una lettura magnifica, il talento di Lauren Groff lascia senza parole, io la seguo su Twitter perché è una persona molto brillante, divertente e mi ricordo che aveva detto tempo fa che Fato e Furia era nato nella sua testa come due storie diverse, un po’ come Mrs. Bridge e Mr. Bridge di Evan S. Connell, poi ci ha ripensato e ha fatto bene perché il romanzo così ha assunto una struttura narrativa più originale e coinvolgente.
“Due persone risalivano la spiaggia. Lei era bionda ed elegante nel suo bikini verde, malgrado fosse maggio nel Maine e facesse freddo. Lui era alto, vivido; emanava uno sfarfallio luminoso che saltava all’occhio e lo teneva avvinto. Si chiamavano Lotto e Mathilde.”
Scritto in terza persona è diviso in due parti Le Parche e Le Furie, nella prima parte la figura femminile, Mathilde, è quasi la donna angelicata, compagna che silenziosa ama Lotto (abbreviazione di Lancelot) esuberante e narcisista, si sacrifica per lui, lo lascia indugiare nei suoi sogni di attore in erba, gli lascia coltivare i suoi piccoli egoismi senza mai fargli pesare nulla. 24 lunghi anni vissuti tra la depressione di lui sempre in agguato e pronta a farsi avanti ogni volta che le cose non brillavano come desiderava, gli amici di sempre con i loro successi e fallimenti e Mathilde, imperturbabile, guardiana di quella felicità.
La seconda parte è sconvolgente. Dopo 200 pagine abbiamo imparato a conoscere i due personaggi, ci siamo fatti le nostre idee e all’improvviso scopriamo un’altra storia, un nuovo racconto, il punto di vista di Mathilde che racconta di nuovo tutto daccapo e quel che viene fuori non ha nulla a che vedere con quello che pensavamo di sapere.
Lasciando da parte il tema più semplice, la considerazione che in fondo ognuno di noi ha i suoi lati nascosti, che viviamo accanto a persone di cui crediamo di sapere tutto senza avere le prove che sia così … e lascio da parte anche le considerazioni sul matrimonio perché credetemi, non è qui il nocciolo della storia, il nocciolo io l’ho trovato in un terzo punto di vista, in una terza voce, quella che scaturisce dalle opere di Lotto, è la voce della scrittura, della letteratura.
Mi spiego:
Lotto fallisce come attore, non riesce ad avere successo così, una notte, ubriaco, comincia scrivere e rovescia sulle pagine tutti i pensieri che gli passano per la testa, cose ispirate dalla realtà, dalla sua vita, cose inventate, quello che viene fuori è fin da subito un innegabile talento per la scrittura, ad accorgersi di questo potenziale è Mathilde che come sempre è la chiave di volta dei loro destini, se lui ha scritto tutta la notte in preda ad una sorta di trance, lei fa altrettanto limando, correggendo, tagliando, mettendo “in bella” l’opera del marito.
Lotto drammaturgo mette in scena in qualche modo le loro vite, le sue opere diventano una terza voce nel romanzo e insieme a questa voce ne emerge ancora un’altra, più impulsiva, probabilmente l’unica vera che Lauren Groff ci sottopone inserendola tra parentesi quadre. Le parentesi compaiono ad un certo punto della storia, non subito, sono degli incisi che svelano al lettore dei pensieri, delle sensazioni dei personaggi e sono una sorta di pensiero nel pensiero, un esempio:
“La ragazza si presentò quella mattina con la sua vestaglia di flanella. La madre si voltò, cantando, vide la figlia, il rigonfiamento all’altezza della vita, e lasciò cadere il pane alla cannella che stava preparando. La ragazza venne portata in un posto elegante. Erano tutti gentili. Venne strofinata nell’intimo. Voci soffuse. Se ne andò, ma non era la stessa ragazza di quando vi era entrata. [Le vite degli altri si ricompongono per frammenti. La luce che brilla da una storia diversa illumina quel che è rimasto oscuro. I cervelli sono miracolosi; creature che raccontano le storie degli esseri umani. Le schegge si uniscono e formano un insieme.]”
Qui, tra queste parentesi, e nelle pièce teatrali di Lotto, troviamo dei mondi altri rispetto a quelli raccontati.
“Se si potessero legare assieme, come perle di una collana, le feste cui andarono Lotto e Mathilde, se ne ricaverebbe un’immagine in miniatura del loro matrimonio. Lei sorrideva al marito in spiaggia, dove gli uomini erano impegnati in una corsa di modellini di macchine telecomandati. Lotto era una sequoia tra i pini, la luce nei capelli sempre più radi, la risata che sovrastava le onde. La musica scaturiva misteriosamente dal soffitto, le donne conversavano all’ombra della veranda, bevendo mojito e guardando gli uomini. Era inverno, si gelava; indossavano tutti maglie di pile. Fingevano di non farci caso. La festa si approssimava alla fine, anche se né Mathilde né Lotto lo sapevano.”
Questo è un romanzo, per come io l’ho letto, dalla struttura narrativa perfetta, i mille colpi di scena non risultano esagerati, la cultura dell’autrice è evidentemente solida, belli i continui rimandi al teatro classico e moderno, molte le parole in italiano adoperate da Lauren Groff, mi piacerebbe sapere perè ... lo scoprirò!
Questo romanzo mi ha fatto lo stesso effetto che mi fece leggere Una vita come tante di Hanya Yanagihara, la Groff è certamente superiore dal punto di vista stilistico, quel che hanno in comune però è la capacità di penetrare nei pensieri del lettore, di scavarsi un posto e rimanere.
Fato e Furia è una storia tragica e nella sua tragicità sta la bellezza.
Fato e Furia di Lauren Groff - Bompiani (Traduzione di Tommaso Pincio) - Pp 459 € 16,15 su IBS