Gentiluomo in mare di Herbert Clyde Lewis
Il libro
Che cosa si prova a cadere da un piroscafo in mezzo al Pacifico? Chiedetelo a Henry Preston Standish, il protagonista di questo piccolo libro, un agente di Borsa di New York che si è appena concesso la sua prima vacanza solitaria per poi, una volta al largo, cadere inopinatamente in mare. Sposato, con due figli e una carriera solida, Standish è un bravo cittadino, «scialbo come una tela grigia», che non ha mai avuto dubbi o cedimenti, ma a un tratto ha sentito il bisogno di partire. Se il viaggio non andrà come sperato è solo colpa della sua condizione di gentiluomo – fonte ultima dei suoi guai –, che gli ha impedito di urlare a squarciagola per chiedere soccorso. Quando infatti si decide a farlo è troppo tardi e si ritrova in pieno oceano, mentre la nave si allontana per sempre all’orizzonte. Le ore successive le passerà a riflettere sulla tragica ironia della sua sorte: una minima odissea tutta interiore che lentamente si trasforma in una sorta di regressione talassale, in un livido ritorno a una agognata condizione prenatale. E su quello che in fondo è solo uno scivolone, Lewis costruisce – con un senso dell’equilibrio che ha del miracoloso – un apologo beffardo e una novella perfetta.
La mia lettura
Henry Preston Standish mi ha fatto immediatamente pensare a Stoner il magnifico protagonista del romanzo di Edward Williams. L’analogia più immediata riguarda l’esistenza piatta di entrambi e anche quell’ostinazione che li vede perseguire un obiettivo unico nella vita, se Stoner vive per insegnare letteratura, Standish vive per essere un gentiluomo, fedele a questa sua condizione ad ogni costo.
Standish ha un carattere “oblomoviano”, dal ritratto che l’autore fa si capisce che non ha nessun tipo di passione che possa in qualche modo scuoterlo, perfino quando prende la decisione di partire spezzando la linea retta della sua quotidianità, cerca di far rientrare l’eccezionalità della situazione in una cornice definita.
Quanto sia stato vano vivere una vita senza sbavature il povero Standish lo scoprirà in mezzo all’Oceano, nessuno dei passeggeri della nave si accorgerà della sua assenza, ecco dunque l’inutilità di consacrarsi ad una esistenza fatta di buone maniere, nella convinzione che non essere mai sopra le righe potesse rivelarsi un segno distintivo.
Pensandoci bene, quel piccolo gruppo di passeggeri ha visto perfettamente l’”impotenza affettiva” di Standish e dietro quella riservatezza affettata è parsa chiara l’ambiguità psicologica dell’uomo che facilmente viene scambiato per un depresso con desideri suicidi.
Realmente quest’uomo non sapeva più che farsene dell’affetto verso sé stesso “La morte è sempre una gag atroce”.
“guardò il cielo che era grande quanto il coraggio di un uomo mentre il mare si estendeva più vasto delle sue speranze”.
Povero Standish che finisce per “levare sommessamente il disturbo”.
La delusione amara, profonda, di Standish quando si accorge che niente va come dovrebbe, lo rende finalmente e inutilmente “umano”, concreto, la sua impotenza è dolorosa da osservare, io ho provato nei suoi confronti prima fastidio, poi è subentrato un sentimento di pietas:
“Quanta solitudine … Quanta solitudine! Nemmeno un’anima da salutare. Tutto solo a guardarmi morire…”
Ecco l’epifania.
Bravissimo Herbert Clyde Lewis che ci ha regalato una storia scritta con incredibile precisione e grazia narrativa.
Mi ha ricordato altre storie brevi come Tre uomini in barca di Jerome per la sottile ironia e per i sorrisi che mi hanno strappato i vari personaggi, ma soprattutto mi ha fatto pensare per la potenza con cui arriva al finale a La mite di Dostoevskij dove la povera Borisova si è ostinata fino alla fine ad essere “mite” e Dostoevskij non ci spiega come è arrivata a fare quel salto, ce lo mostra, senza essere didascalico.
Così Herbert Clyde Lewis che purtroppo, al pari del suo protagonista, non ha avuto la possibilità di assaporare il successo, il cambio di prospettiva.
Gentiluomo in mare è un piccolo gioiello da leggere assolutamente.
Gentiluomo in mare di Herbert Clyde Lewis
A cura di Marco Rossari
Adelphi
Pp 152 € 13,00