Oggi voglio parlare di “children literature” nella letteratura americana.

Ci sono opere famosissime nella letteratura americana che possono rientrare nella categoria cosiddetta cross-writing perché possono essere considerate per adulti e per ragazzi, penso subito a The Last of The Mohicans di James Fenimore Cooper, o anche a The Adventures of Huckleberry Finn di Mark Twain, sono opere che nel tempo sono state persino censurate e considerate non adatte ad un pubblico di minori per i temi trattati eppure è straordinario il fatto che la maggior parte della letteratura per ragazzi americana comprende titoli che hanno più di un secolo!

Sono libri e storie inossidabili che continuano ad essere pubblicate, amate e riadattate per il pubblico che cambia gusti man mano che cambiano i tempi. Agli esordi della letteratura per bambini/ragazzi negli USA, parliamo del 1800, troviamo o storie dove la morale aveva ruolo centrale, indispensabili erano virtù come obbedienza e carità e i bambini cattivi venivano sempre puniti dai genitori perchè la lettura doveva educare al bene, oppure troviamo la figura del bambino come figura “cristologica” ai piccoli veniva affidato il compito di indicare agli adulti la retta via! Nessun riferimento al contesto sociale, al contesto economico, le città tutte immorali e i contesti rurali venivano idealizzati. Ripensavo ad alcuni libri della mia infanzia da cui sono stati tratti anche film in passato, mi viene in mente Little Lord Fauntleroy (1886) di Frances Hogdson Burnett, strappalacrime … e il bambino era talmente perfetto che sembrava un piccolo Gesù! Quello che ho notato è il fatto che questi libri avevano come protagonisti spesso dei bambini maschi, famiglie atipiche, idealizzazione dell’infanzia.

Accanto ai “bambini santi” ci sono i “good bad boys” come Tom Sawyer e un bambino che esce totalmente dagli schemi, un “outcast”: Huck Finn che racconta in prima persona e rappresenta, dal punto di vista stilistico e linguistico, una vera innovazione tanto che relegarlo a letteratura per l’infanzia è cosa troppo troppo limitata. Le storie con bambine protagoniste nel 1800 ci raccontano unicamente di personaggi che hanno il solo scopo di incarnare la morale, dal punto di vista della vivacità intellettuale … zero o quasi! Conosciamo tutti Pollyanna (1913) di Eleanor H Porter o What Kathy Did (1872) di Susan Coolidge, avrete anche visto forse anche i cartoni animati … queste due poveracce devono passare attraverso indicibili sofferenze fisiche, maturano grazie al dolore (omioddio …), la prima a causa di un incidente riporta danni terribili alla spina dorsale ed è costretta a rimanere a letto, la seconda ha problemi alle gambe, la womanhood le poverine riescono a raggiungerla solo soffrendo!

Poi ovviamente c’è Little Women di Louisa May Alcott che cambia le cose non solo perché affronta problemi reali come la guerra, la crisi economica, le differenze di genere, ma anche perché nella stessa storia ci regala personaggi molto diversi tra loro, Joe è la rivoluzionaria, la figura deviante che preferisce prima un lavoro ad un buon matrimonio.

Confesso di non aver letto Piccoli uomini sempre della Alcott, narra gli esordi della scuola Plumfield di Joe descrivendo le avventure degli allievi, tra cui Rob e Teddy (figli di Joe e Fritz), Demi, Daisy e Josie (figli di Meg e John) e Bess (figlia di Laurie e Amy). Tra gli altri personaggi vi sono l'ingenuo violinista Nat, il suo amico scapestrato Dan, l'esperto di mare Emil, il più maturo Franz, i vivaci Nan e Tom, Dolly e Stuffy, forse dovrei leggerlo perché è considerato un romanzo “Cross-gendering”.

Molto famoso invece The Wizard of Oz (1900) di L. Frank Baum sicuramente interessante per il genere fantastico ma molto conservatore dal punto di vista delle tematiche, il messaggio centrale in fondo è: “there is no place like home”. Per avere dei cambiamenti più importanti nei temi trattati dobbiamo aspettare la Grande Depressione, le Guerre Mondiali ecco che la povertà sarà il peggiore dei mali ed emanciparsi da questa è importante, cominciano a nascere le “success stories” anche se per moltissimo tempo, anche negli anni Cinquanta, le storie raccontate saranno sempre edulcorate e la famiglia e la sua stabilità rimangono importantissime, bisogna aspettare i sessanta per vedere comparire famiglie diverse, mamme che non sono tutte bionde perfette modello Ginger Rogers.

Piano piano, arrivano storie che parlano di famiglie che si rompono, di divorzio, un esempio è Confessions of a Teenage Baboon di Paul Zindell e via via si aprono le porte alla cosiddetta “depressive fiction” ai “sad books” nella pagina di questo sito dedicata ai fumetti per esempio ci sono i Peanuts di Charles Schulz, i bambini adulti sempre problematici, soli e tristi … Guardando ai nostri giorni spesso le storie young adult vedono i ruoli invertiti, bambini/ragazzi adulti e adulti bambini, infantili, forse avrete visto il film tratto dal libro How I Live Now, di Meg Rosoff (Come vivo ora per il pubblico italiano), entra in scena la distopia, compaiono problemi importanti come l’anoressia. Molto interessante è il filone della letteratura afro-americana che affronta problemi razziali e anche la migrazione, un esempio interessante è Brown Girl, Brownstones di Paule Marshall (1959). E ancora troviamo libri che raccontano storie di immigrazione clandestina come Friends from the Other Side di Gloria Anzaldùa dove i protagonisti sono immigrati messicani o anche So Far from the Bamboo Grove di Yoko Kawashima Watkins dove invece si parla di immigrati coreani.

E potremmo continuare a lungo e di esempi interessanti sono piene le librerie, per ora però chiudo qui!